Lunedì, 13 Ottobre 2025 08:50

Eye Tracking: tracciare lo sguardo

Dallo sguardo ai dati: come funziona l’eye-tracking

Il nostro sguardo può raccontare molto più di quanto pensiamo: può risultare uno scrigno di dati e informazioni da catturare. Per farlo è nata una tecnologia apposita: l’eye-tracking, che analizza dove guardiamo, per quanto tempo e in che ordine.
Alla base dell’eye-tracking, sia esso statico o indossabile, c’è un principio tanto semplice quanto affascinante: osservare ciò che gli occhi guardano e capire da che cosa viene catturato lo sguardo di una persona.
Il movimento degli occhi si alterna tra due fasi principali: le fissazioni, ovvero i momenti in cui lo sguardo si ferma su un punto specifico, e le saccadi, i rapidi spostamenti tra una fissazione e l’altra. Questi dati, una volta raccolti, vengono trasformati

• in mappe visive (heatmap),
• tracciati dello sguardo (gazeplot),
• aree di interesse (AOI),

che permettono di visualizzare in modo intuitivo il comportamento visivo dell’utente. Tradizionalmente utilizzato in ambienti particolarmente controllati, oggi l’eye-tracking ha fatto enormi passi avanti: come molti altri dispositivi, è diventato portatile o, meglio, “indossabile”.


Mappe visive, comportamento cognitivo e potenzialità pratiche

Gli eye-tracker sfruttano telecamere ad altissima velocità e luci infrarosse che permettono di rilevare e tracciare il riflesso della cornea, analizzato poi da potenti software in grado di determinare con precisione il punto di fissazione dello sguardo. L’analisi dei dati consente di:

• ottimizzare i layout visivi, come interfacce di siti web e packaging di prodotti;
• migliorare l’efficienza di prodotti e servizi;
• studiare il comportamento umano in contesti reali.

Ma attenzione: l’eye-tracking non si limita a indicare dove si guarda, bensì offre una finestra sul processo cognitivo. Analizzando la durata delle fissazioni, l’ordine con cui vengono esplorati gli elementi e la frequenza con cui lo sguardo ritorna su determinati punti, è possibile dedurre il livello di interesse, il coinvolgimento emotivo e persino le preferenze inconsce.
Non tutte le fissazioni, però, indicano attenzione consapevole: esistono le cosiddette “fissazioni orfane”, in cui l’occhio si posa su un punto senza che il cervello lo elabori in modo significativo.


Dalla realtà quotidiana alla formazione: l’eye-tracking indossabile

Grazie ai dispositivi mobili e indossabili, oggi è possibile analizzare lo sguardo anche mentre i partecipanti si muovono. Dalla catena di produzione di un’azienda metalmeccanica all’équipe medica in sala operatoria, da un atleta concentrato a scalare una parete all’arrampicata a un pilota professionista durante una simulazione di guida: grazie all’eye-tracker indossabile, tutte queste esperienze possono essere osservate in prima persona, senza difficoltà in termini di usabilità degli spazi o invasività dello strumento.
Il risultato non è più una semplificazione o una ricostruzione artificiale, ma una vera e propria osservazione del comportamento nella realtà quotidiana, con evidenti vantaggi in termini di accuratezza.

Ma che cosa accadrebbe se potessimo catturare, tramite l’eye-tracking, la conoscenza tacita degli operatori più esperti e trasferirla ai giovani?

Questo interrogativo se lo è posto anche Riccardo Palumbo, Professore di Economia Comportamentale dell’Università di Chieti-Pescara e Responsabile Scientifico di Umana-Analytics, che sarà con noi venerdì 17 ottobre per il 254° Coffeetech.


Iscrizioni al link → https://COFFEETECH.08b600baac75a892df62747d3cc2624d-gdprlock



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