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Lunedì, 29 Settembre 2025 06:51

L’Italia e l’AI: nasce la prima legge nazionale per un futuro digitale umano


25 settembre 2025: un’altra data storica.

Dopo la progressiva entrata in vigore dell’AI ACT (di cui abbiamo già parlato in due articoli precedenti e di cui lasciamo i riferimenti in fondo al seguente articolo), un altro grande passo avanti è stato compiuto e questa volta si tratta di notizie che giungono direttamente dal nostro paese.
L’Italia, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge n. 132/2025, si dota della sua prima normativa organica sull’intelligenza artificiale.
Si tratta però di una legge delega, non tecnica, ciò implica che il testo stabilisce principi e indirizzi generali ma sarà il Governo che dovrà tradurli in decreti attuativi entro dodici mesi.
La legge, nata in parallelo all’AI Act europeo, ha una visione più mirata e contestualizzata. Il suo approccio è antropocentrico: l’intelligenza artificiale deve essere, infatti, uno strumento al servizio dell’uomo, mai un sostituto del giudizio umano.
Argomenti cardine sono la tutela dei diritti fondamentali, la trasparenza dei processi decisionali e la responsabilità nell’uso delle tecnologie; non viene direttamente disciplinato l’uso dell’IA, ma definisce le coordinate etiche, giuridiche e strategiche che guideranno l’Italia nei prossimi anni.

Sei settori strategici di applicazione

La legge individua sei ambiti prioritari in cui l’IA può avere un forte impatto, anche se, come già accennato, mai dovrà andare a sostituire l’uomo:
1. sanità: l’intelligenza artificiale potrà supportare diagnosi, analisi predittive e gestione dei dati clinici, migliorando l’efficienza dei servizi. Tuttavia, il giudizio medico resta insostituibile.
2. lavoro: l’IA potrà ottimizzare processi, selezione del personale e analisi delle performance. La legge impone trasparenza negli algoritmi e tutela contro discriminazioni automatizzate.
3. giustizia: l’IA potrà analizzare giurisprudenza e gestire fascicoli, ma non potrà mai prendere decisioni giudiziarie. Il potere giudiziario resta prerogativa esclusiva dell’essere umano.
4. scuola e istruzione: l’IA favorisce l’apprendimento personalizzato e l’inclusione didattica. La legge promuove l’alfabetizzazione digitale e il ruolo centrale del docente.
5. pubblica amministrazione: l’IA semplifica pratiche e velocizza i servizi, ma deve garantire tracciabilità, accessibilità e non escludere i cittadini meno digitalizzati.
6. cybersicurezza: l’IA rafforza la difesa contro minacce informatiche. La legge investe in tecnologie di protezione e nel ruolo dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.

Novità giuridiche: tra reati digitali e diritti d’autore

Sono state introdotte, importanti novità a livello normativo, prima tra tutte la formalizzazione del reato di deepfake, andando punire la creazione e la diffusione di contenuti falsi a scopo sia fraudolento che lesivo.
Sono previste anche aggravanti penali per reati commessi tramite IA e delucidazioni nell’ambito del diritto d’autore: le opere generate da IA sono tutelabili solo se frutto dell’ingegno umano, escludendo la piena protezione per contenuti interamente automatizzati.

Investimenti e governance: un piano da 1 miliardo per l’innovazione

La regolamentazione, sebbene resti l’obiettivo primario della legge, non è l’unico: punta anche a stimolare l’utilizzo consapevole dell’AI. è infatti stabilito un piano da 1 miliardo di euro per sostenere startup e di PMI che sviluppano soluzioni IA etiche e sostenibili, centri di ricerca e all’università, oltre a formazione professionale e infrastrutture digitali volte al potenziamento di cloud pubblici, data center e reti sicure.
A livello di governance particolarmente rilevante il ruolo di AgID e ACN: il primo per la parte tecnica e infrastrutturale mentre la seconda per la sicurezza. Sarà invece in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il coordinamento strategico.

Confronto con l’AI Act europeo

L’AI Act si configura come un regolamento vincolante per tutti gli Stati membri, basato su una classificazione per livelli di rischio (proibito, alto, limitato, minimo), mentre la legge italiana adotta un approccio più graduale e valoriale: quest’ultima non si limita a vietare autorizzare, ma cerca di guidare l’adozione dell’IA in modo coerente con la cultura giuridica e sociale italiana.
Nella tabella in allegato è possibile evidenziare alcuni degli aspetti fondamentali che differenziano l’AI Act dalla legge delega.
È necessario tenere a mente che la Legge n. 132/2025 rappresenta un punto di partenza, non di arrivo.
Si tratta di una dichiarazione di intenti che mira a coniugare etica, innovazione e sovranità digitale ma sarà la pratica, ovvero i decreti attuativi a stabilire, che dovranno tradurre i principi in regole concrete, bilanciando progresso tecnologico e tutela dei diritti.

Articoli precedenti sull'AI Act

https://www.dihliguria.it/it/archivio-news/item/835-la-rivoluzione-dell-ai-act.html

https://www.dihliguria.it/it/archivio-news/item/838-rivoluzione-ai-act-il-2-agosto-l-entrata-in-vigore-delle-nuove-norme.html